La Chiesa della Madre di Dio era una chiesa paleocristiana, ora non più esistente, situata nel porto di Orsera, a sud-est dell’attuale chiesa dell’Annunciazione della Beata Vergine Maria, i cui resti sono stati scoperti nel 1935. Essa era la parte più antica del complesso che era sorto su costruzioni rustiche romane del IV secolo.
La chiesa era una tipica basilica tardoantica paleocristiana a pianta longitudinale di 15,2 metri per 9,3 con il muro della facciata inclinato. Più tardi alla chiesa fu aggiunta un’abside sporgente, che aveva una forma semicircolare all’interno e poligonale all’esterno. Il pavimento dell’abside era più alto di due gradini rispetto a quello della chiesa. La conca dell’abside era realizzata con anforette di forma allungata, mentre appare incerta la collocazione dell’arco trionfale, sicuramente esistente, (non è chiaro se si appoggiasse sul colonnato oppure sul muro). Il nartece ovvero il porticato d’ingresso alla basilica (un vestibolo rettangolare stretto attiguo alla facciata, riservato ai non battezzati e ai penitenti) si estendeva lungo l’intera facciata della chiesa. L’ingresso principale della chiesa era fiancheggiato da due lesene che rafforzavano la struttura del muro.
La Chiesa della Madre di Dio era la parte più antica del complesso che era sorto su costruzioni rustiche romane del IV secolo.
Il pavimento della chiesa era decorato con un mosaico, appartenete al pavimento della chiesa paleocristiana di Santa Maria. Si tratta di mosaici policromi, detti il mosaico di Orsera. Con un nastro a doppia banda è stato creato un intreccio di cerchi paralleli grandi e piccoli, collocati alternativamente in ambedue le direzioni, e tra essi inserite delle rosette stilizzate con motivi vegetali. Nei cerchi si alternano motivi vegetali, animali e umani, disposti simmetricamente, longitudinalmente e trasversalmente culminando in una decorazione artistica al centro del pavimento. Il mosaico è ornamentale ed è caratterizzato dalla semplicità dei motivi decorativi, che troviamo nei mosaici pavimentali della prima fase dell’architettura cristiana nell’alto Adriatico.
Per tutta la lunghezza della chiesa dal lato destro (visto dal presbiterio verso la porta), ovvero dal lato nord, si apriva un vano laterale oblungo detto prothesis. Sul lato sud c’era un ampio diaconicon, uno spazio corrispondente al concetto dell’odierna sacrestia. Annessi alla chiesa c’erano altri due vani, uno dei quali era utilizzato come deposito dell’acqua e l’altro per il lavaggio rituale dei sacerdoti prima della celebrazione dei riti liturgici. Lo studioso Mirabella Roberti documentò l’esistenza di un cathecumeneum (battistero) poligonale sul lato ovest e di un complesso abitativo sul lato sud-est.