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Chiesa dell’annunziazione della Beata Vergine Maria

Costruita nel periodo dal IV al VI secolo come chiesa paleocristiana dalla pianta quadrangolare col nartece e gli annessi, fu rinnovata e ricostruita dal VIII al XII secolo dopo la devastazione avaro-slava. Nel periodo romanico a nord dell’edificio paleocristiano fu edificata la basilica di Santa Maria a tre navate, col presbiterio e tre absidi iscritte, con arcate romaniche e pilastri monolitici. Fu restaurata nel 1921 e nel 1969.

Dalla seconda metà del XII. secolo era di proprietà dei monaci di Nostra Signora del Carmelo, che, fuggiti dalla Palestina a causa della persecuzione araba, trovarono rifugio ad Orsera.

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Dalla seconda metà del XII. secolo era di proprietà dei monaci di Nostra Signora del Carmelo, che, fuggiti dalla Palestina a causa della persecuzione araba, trovarono rifugio ad Orsera. I Carmelitani restaurarono completamente la chiesa nel XII secolo. Accanto alla basilica operò l’abbazia benedettina e dal 1631 al 1660 i Francescani Osservanti La chiesa è lunga 23,5 metri e larga 12,5 metri ed è opera di costruttori popolari locali.

La Chiesa dell’Annunziazione della Beata Vergine Maria presso il porto di Orsera nelle fonti viene menzionata come Basilica di Maria. All’epoca romanica nei pressi del complesso paleocristiano, questo edificio a tre navate fu eretto con uno specifico sistema in cui ogni abside era inscritta o murata dentro la parete. Il sistema a tre absidi della basilica romanica è collegato ai resti del muro posteriore del terzo strato dell’architettura risalente al X secolo. L’architettura ecclesiastica di questo luogo eredita l’espressione e le parti architettoniche della chiesa più antica (muro perimetrale settentrionale, parte della facciata e le fondamenta del muro perimetrale meridionale) ed è connessa con essi in un modo speciale. L’edificio ha le seguenti dimensioni: 23,5 m di lunghezza e 12,5 m di larghezza.

Ognuna delle tre navate termina con un’abside. Questa chiesa non ha un’accentuata verticale spaziale e nessuna decorazione plastica al muro esterno. È caratterizzata da una massa compatta nell’aspetto esteriore, specialmente nella costruzione delle arcate esterne. Dei potenti pilastri monolitici portano le arcate pesanti, che superano lunghe distanze, poiché il colonnato è abbastanza distanziato. Sul lato est, le arcate sono sostenute da absidi situate sul muro perimetrale orientale, e sul lato ovest da pilastri, tra i quali la parete della facciata è rinforzata da un doppio spessore. L’intero ambiente architettonico trapela massa, vigore e monumentalità. I capitelli in cima alle colonne sono semplici senza decorazioni, eccetto il fatto che i loro angoli sono ricoperti di semplici foglie stilizzate. Sopra i capitelli del colonnato una volta vi si trovavano delle iscrizioni eseguite con tecnica pittorica, risalenti al XVI secolo. Gli archi dell’abside sono profilati.

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Attorno alla chiesa c’era il più antico cimitero di Vrsar.

La chiesa fu restaurata nel 1921 e nel 1969. Il pavimento della chiesa una volta era lastricato con lapidi tombali, di cui una è conservata nel presbiterio. Le pareti erano dipinte con pitture policromi di contenuto religioso, le più antiche risalenti al IX. o X secolo. L’interno fu di nuovo dipinto nella prima metà del XVI secolo da un pittore locale. Le tracce dei dipinti conservati sono irrilevanti, visibili sulla parete dell’abside principale (teste di santi).

Nel 1917 si attesta l’esistenza di dodici dipinti nella chiesa, ognuno dei quali raffigurava un apostolo. La Basilica aveva una volta un ricco inventario di opere d’arte. Attorno alla chiesa c’era il più antico cimitero, e ancora oggi vi si possono intravedere alcune iscrizioni tombali eseguite con grande abilità La chiesa ha un piccolo campanile con una campana fusa nel 1922 nello stabilimento triestino Lapagna, come testimonia l’iscrizione impressa su di essa.

Secondo i documenti archivistici dell’archivio parrocchiale di Orsera, risulta che i Francescani del Terzo Ordine accanto a questa chiesa, eressero un convento e un piccolo seminario, menzionato dalle fonti storiche come torchio. Il complesso seminaristico (cosiddetto Seminario), menzionato nel catasto Franceschino nel1820, e più tardi nella documentazione archivistica e catastale, era un edificio ma questo nome si estese anche alle aree agricole circostanti, che originariamente appartenevano al monastero, che non era più il loro proprietario, bensì la Contea di Orsera, governata dal vescovo di Parenzo. La documentazione archivistica riporta che nel 1912, quando erano eseguiti i lavori di scavi in quest’area, furono trovati i resti delle terme romane, i resti di mosaici (che in seguito esaminerà M. Mirabella Roberti, e saranno oggetto di ricerche nel corso del 2011).

A questa chiesa apparteneva un calice d’argento, fatto nel 1626, e poi trasferito nella canonica.

Prima del 1890, questa chiesa era meta di un frequente pellegrinaggio tradizionale, perché la sua statua lignea della Madonna era considerata miracolosa. A causa di molti voti fatti e per le preghiere esaudite, fu chiamata Beata Vergine Maria delle Grazie. Nel 1917 la chiesa aveva tre altari: un dedicato a San Pietro (che si trova sul lato sinistro visto dall’ingresso della chiesa), l’altro alla Vergine Maria Addolorata (sul lato destro se visto dall’ingresso) e uno, si riteneva, dedicato a Santa Croce.